Loretta Goggi conduce Sanremo 1986
Di passi avanti e passi indietro
Lo scorso anno abbiamo guardato la finale di Sanremo da casa di Giulia C., a Brescia. Eravamo impegnate in uno dei nostri soliti ritiri di scrittura (quelli che hanno caratterizzato il 2019 e che ci hanno portate a scrivere il nostro primo libro) e, non senza fatica, siamo rimaste alzate fino alla proclamazione del vincitore.
Con il Festival di Sanremo la solfa è sempre più o meno la stessa: ore e ore di trasmissione, le gag comiche poco riuscite, le ospitate al limite della marchetta e dell’imbarazzo, la fine primo tempo che arriva alle 23.30. Nonostante questo, però, siamo tutti lì a guardarlo. Fino alla fine, per cinque giorni di seguito: perché?
Questa kermesse è talmente parte della nostra cultura che, forse, un po’ ci riconosciamo in quel palco, anche quando lo odiamo e ignoriamo. Dall’Ariston sono passati tutti i grandi nomi della musica italiana. Lì sono nate stelle, sono successe tragedie e scoppiate enormi polemiche. Ci sono passati i Queen, Whitney Houston e pure le Spice Girls (presentate da una giovane Valeria Marini e da un molesto Piero Chiambretti).
Insomma, era inevitabile che prima o poi avremmo parlato di Sanremo anche qui. Celebrando le grandi artiste che sono passate dall’Ariston, ma anche riflettendo sulle pressioni e i pregiudizi che accompagnano le donne coinvolte nel programma. E per fare questo viaggio, negli archivi della memoria (e della storia della televisione), abbiamo chiesto aiuto a un giornalista che di spettacolo ne sa moltissimo: Mario Manca.
Nella newsletter di oggi, Mario Manca scrive una breve storia delle donne a Sanremo, dalla volta in cui Mina scoppiò a piangere sul palco a quella in cui Loretta Goggi condusse il festival da sola. E poi, la nostra immancabile rassegna!
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