Illustrazione di Giada Maestra per Senza rossetto
Remare con un solo braccio
Uno dei meme più divertenti di questi mesi di pandemia è certamente quello in cui gli insegnanti impegnati nella didattica a distanza vengono paragonati all’orchestra che continua a suonare mentre il Titanic va a picco (sì, raccontato così non fa ridere, ma avete capito). Nell’emergenza sanitaria la scuola è stata una delle prime cose a essere sacrificate: per mesi abbiamo dato per scontato che le scuole potessero essere chiuse e che si potesse sopperire al compito educativo con la didattica a distanza. Poi, quando ci si è resi conto che chiudere le scuole significava mandare appunto il paese a picco, il dibattito sulla riapertura si è infuocato: banchi con le ruote sì, banchi con le ruote no; didattica metà in presenza e metà a distanza; tamponi rapidi, ingressi a orari sfasati, mezzi pubblici all’80% della capienza, poi al 50%, poi all’80%.
Il risultato di tanti mesi di discussione? Da inizio novembre la didattica a distanza è tornata obbligatoria in tutto il Paese, almeno per le Scuole Superiori. E intanto la scuola va avanti: in questo infausto 2020 cinquecentomila studenti si sono diplomati, altre centinaia di migliaia hanno cambiato ciclo scolastico, altrettanti hanno iniziato la scuola dell’obbligo. Loro e i loro insegnanti sono un inconsapevole baluardo di resistenza. Certo, a volte l’impressione è quella di remare con un solo braccio, ma non dimentichiamo che anche così si sta a galla.
Nella newsletter di oggi c’è il racconto di Paola Di Giovanni, una di quelli che nonostante tutto continuano a suonare. Parla di gatti, sedute spiritiche, spie rosse e Machiavelli. Insomma, di didattica a distanza!
Buona lettura!
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