Illustrazione di Silvia Bettini per Senza rossetto
Scienza, una cosa da femmine
Un articolo di qualche mese fa, pubblicato su Internazionale, racconta di quale sia stato il contributo delle donne agli albori dell’informatica. Fino agli anni ‘80, infatti, erano state molte le programmatrici perché per questa professione si cercavano soprattutto persone meticolose e in qualche modo lo stereotipo della lavoratrice che si occupa di compiti di precisione (come la tessitura e la maglia) riconosceva nelle donne la giusta attitudine anche per questa attività.
Dopo il 1984 però, con l’avvento del personal computer nelle case delle persone e dei percorsi di studio dedicati all’informatica all’università, la tendenza si invertì premiando gli uomini. A differenza delle loro compagne di classe, incoraggiate a perseguire carriere umanistiche, matrimonio e figli, i ragazzi venivano spronati fin da bambini ad avvicinarsi alle materie scientifiche e all’uso del computer. Da questo imprinting culturale dipendono anche molti degli stereotipi che ancora oggi accompagnano studenti e studentesse: per esempio, il fatto che la matematica e l’ingegneria non siano considerate cose da femmine.
Lo scorso 23 giugno si è celebrata la Giornata Internazionale delle Donne in Ingegneria e, quindi, per questa newsletter abbiamo deciso di parlare di materie STEM, di come stiano le cose, di quali siano le difficoltà incontrate dalle ragazze durante il percorso di studi o nel mondo del lavoro, e di quali invece le opportunità esistano. Ne abbiamo discusso con sei scienziate italiane, giovani donne che, ognuna nel suo ambito, stanno lottando per crearsi uno spazio in un ambiente ancora fortemente misogino.
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