Un’immagine della performance di Deborah de Robertis al Musee D’Orsay
«Instagram preferisce le persone magre, bianche e cisgender»
A pronunciare la frase che dà il titolo a questa newsletter è stata Lacey-Jade Christie, attivista e fashion blogger, dopo l’ennesimo episodio di censura da parte del social network. Nella storia di Instagram è successo varie volte che una foto venisse oscurata ingiustamente, per esempio nel momento in cui si ritraeva il sangue mestruale o un corpo non conforme all’idea standardizzata di bellezza.
Come ci racconta Sara Emma Cervo, photo editor e autrice che ospitiamo oggi, ci sono alcune azioni che attiviste e artiste stanno intraprendendo per andare contro questi fenomeni di censura. Espedienti che tentano di ingannare l’algoritmo e denunciare una cultura sessista e non inclusiva che continua a giudicare il corpo delle donne.
I fatti di cronaca sconfortanti degli ultimi giorni, ci hanno mostrato come, ancora una volta, sia sempre più necessaria una rivoluzione dei costrutti patriarcali su cui si basa la nostra società, offline e online. E se da un lato, ovviamente, speriamo che la giustizia faccia il suo corso, dall’altro le esperienze di cui vi parliamo oggi ci insegnano che sì, anche postare la foto di un capezzolo femminile può fare la differenza.
Buona lettura!
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