La scrittrice Gloria Anzaldúa in una foto di Alison Hawthorne Deming
Ormai per sempre furiose
«Ciò che è più strano del fatto di trovarmi qui, a Parigi, da sola, nella sala di un museo etnografico, praticamente sotto la Torre Eiffel, è il pensiero che tutte quelle statuette che mi assomigliano siano state sottratte al patrimonio culturale del mio paese da un uomo di cui porto il cognome.»
Questo è l’incipit di Sanguemisto della scrittrice peruviana Gabriela Wiener, pubblicato in Italia da La nuova frontiera nel 2022 nella traduzione di Elisa Tramontin. Nel romanzo Wiener ricostruisce la storia romanzesca del trisavolo di cui porta il cognome: avventuriero e huaquero, a fine Ottocento saccheggiò il Perù portando in Europa quasi quattromila reperti. Non si tratta di un libro di storia, né di una biografia, piuttosto di un romanzo autobiografico atipico, perché le vicende del trisavolo diventano per Wiener l’occasione per ricostruire la propria storia e quella della sua famiglia, e al contempo decostruire la propria identità, rielaborando abbandoni, gelosie, sensi di colpa, razzismo subito e interiorizzato.
Sanguemisto è il libro che stiamo leggendo per il nostro bookclub, di cui parleremo alla libreria Verso di Milano il prossimo 7 giugno (qui c’è il canale Telegram dedicato al gruppo di lettura dove scoprire come partecipare e ricevere tutti gli aggiornamenti).
L’abbiamo scelto perché quella di Wiener è considerata una delle voci più interessanti del giornalismo narrativo contemporaneo e proviene da uno dei continenti in cui il pensiero femminista si è aperto a prospettive intersezionali e decoloniali con maggiore forza (nonostante Wiener viva da molti anni in Europa): l’America centrale e del Sud.
Nella newsletter di oggi abbiamo chiesto a Silvia Pelizzari, che cura la newsletter Autostrada del Sud proprio dedicata alla letteratura sudamericana, di consigliarci altre voci che negli ultimi anni hanno contribuito o stanno contribuendo all’ampliamento di questo orizzonti.
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